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| Cento di questi "Zelig"
Per la ricorrenza arriveranno le stelle del cabaret in tv
milano
Nono anno di vita per Zelig (che parte venerdì) e la prossima settimana la triade Gino Vignali, Michele Mozzati e Giancarlo Bozzo affiancata dai maestri di cerimonie Claudio Bisio e Paola Cortellesi festeggerà alla grande la puntata numero cento: «25 minuti in più per una “puntatona” destinata a rimanere negli annali. Avremo tutte le stelle nate a Zelig. In nove anni sono stati venduti 500mila biglietti». Tra le novità dell’anno, nomi nuovi e grandi ritorni. «Ale & Franz - dice Gino - Antonio Albanese ma anche i Pali & Dispari, Alessandro Siani che con Bisio ha lavorato in Benvenuti al Sud e fra poco sarà nelle sale con Benvenuti al nord e Max Pisu». Non mancheranno il romagnolo doc Giacobazzi, il Mago Forrest, Lella Costa, Raul Cremona, Gioele Dix ma anche Enrico Bertolino, un ritrovato Gene Gnocchi, Antonio Cornacchione e Teresa Mannino. Attaccheranno il Governo Monti? «Non si presta, è troppo giovane e poi i ministri chi li conosce? - dice Bisio - La sensazione è che non si conoscano nemmeno fra di loro».
In termini di ascolti Zelig è sempre andato molto bene: «Lo scorso anno - dice Gino - abbiamo portato a casa sei milioni di media a puntata con uno share del 24%: è un buon punto di partenza». Gli fa eco il direttore Donelli. « Zelig ci sta particolarmente a cuore e per Canale 5 è motivo di grande orgoglio. Come nel campionato di calcio ci possono essere giornate belle e altre meno, ma i conti si fanno solo alla fine. In questo momento la tv sta vivendo un “cambiamento”, questa è la parola giusta, non parlerei di crisi. Zelig ha esordito nel 2003 e c’erano solo sette canali, oggi deve competere con decine di proposte. Ma sabato scorso, tra Canale 5 e Raiuno si è superato il 50% di share».
Immancabili le domande sulla comicità: Fiorello, Zalone, i Soliti Idioti. «Fiorello - dicono Gino e Michele - ha fatto il botto ma è come se giocasse i mondiali di calcio ogni quattro anni mentre noi giochiamo il campionato ogni anno. Checco è una nostra costola e ci chiediamo perché non abbia voluto fare i pezzi del suo spettacolo da noi. Ci avrebbe campato per anni. Sui Soliti Idioti possiamo solo dire che non ci piace la loro comicità di stampo inglese. Chapeaux per il successo ma non fa per noi».
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